Una serie di eventi sismici in Islanda ha destato preoccupazione a livello globale. La penisola sud-occidentale di Reykjanes è stata scossa da una sequenza di terremoti di forte intensità, suscitando timori di un’imminente eruzione vulcanica. La gravità della situazione ha portato le autorità a dichiarare lo stato di emergenza, con conseguente evacuazione di Grindavík, una cittadina di pescatori situata strategicamente nella zona colpita, che ospita 3.400 abitanti.
Gli scienziati hanno rilevato un accumulo di magma sottoterra, a una profondità di circa 5 chilometri. L’aumento della preoccupazione per un’eruzione del vulcano Fagradalsfjall è stato evidente dopo un terremoto di magnitudo 4.8 che ha colpito l’area. Questo evento ha causato anche la temporanea chiusura del resort geotermico Blue Lagoon, un’attrazione turistica molto popolare. L’attività sismica si è concentrata a nord di Grindavík, dove è presente una rete di crateri risalente a 2.000 anni fa.
L’Agenzia per la Protezione Civile islandese, guidata da Vidir Reynisson, ha espresso serie preoccupazioni in merito alle abitazioni e alle infrastrutture nella zona interessata. Si è formata una faglia lunga circa 15 km e si ritiene che l’eruzione possa avvenire in qualsiasi punto di tale spaccatura, incluso il mare, in quanto una parte della fessura è sott’acqua.
Contemporaneamente, il Dipartimento di Protezione Civile e Gestione delle Emergenze ha dichiarato lo stato di emergenza per la protezione civile, citando l’intensa attività sismica a Sundhnjukagigar, a nord di Grindavík. La situazione è stata attentamente monitorata, con quasi 800 terremoti registrati in un solo giorno. Il terremoto più superficiale si è verificato a una profondità di soli 3-3,5 chilometri.
La possibilità di un’eruzione vulcanica ha richiamato alla memoria l’eruzione del 2010 in Islanda, che ha causato gravi problemi al traffico aereo tra Europa e Nord America, con costi stimati per le compagnie aeree di circa 3 miliardi di dollari e la cancellazione di oltre 100.000 voli. L’Islanda, conosciuta per la sua intensa attività geologica, ospita 33 vulcani attivi. L’allerta aerea è stata elevata al livello arancione, segnalando la gravità della situazione.
La comunità di Grindavík è particolarmente vulnerabile, poiché si trova nelle vicinanze dell’impianto geotermico di Svartsengi, che fornisce elettricità e acqua calda ai 30.000 residenti della penisola di Reykjanes. Le scosse sismiche e le deformazioni del terreno hanno già provocato danni alle strade e agli edifici, con immagini di una grande crepa che ha distrutto il campo da golf di Grindavík.
La situazione in Islanda mette in luce l’interazione complessa tra attività umane e forze naturali. Mentre la comunità scientifica e le autorità locali continuano a monitorare attentamente la situazione, l’eventualità di un’eruzione vulcanica rimane una preoccupazione costante. Questo episodio ricorda al mondo intero la potenza della natura e la vulnerabilità delle comunità umane di fronte a fenomeni geologici di tale entità.