Sicurezza prima di tutto: perché i Paesi Bassi hanno chiuso il loro giacimento di gas!

Giacimento di gas

Il maggiore giacimento di gas d’Europa, situato nei Paesi Bassi, ha chiuso i battenti a causa del rischio sismico! Sì, avete letto bene, il celebre campo di Groninga, scoperto nel lontano 1959, che per decenni ha rappresentato una delle principali fonti di approvvigionamento energetico per l’Europa occidentale e un vero e proprio pilastro dell’economia olandese, è stato costretto a fermarsi.

Ma cosa ha portato a questa clamorosa decisione? Le estrazioni di gas, gestite dalla joint venture tra la Shell olandese e l’americana ExxonMobil con il nome di Nederlandse Aardolie Maatschappij (NAM), hanno causato nel corso degli anni una serie di problemi geologici dal sottosuolo tremante! L’attività estrattiva intensiva ha indebolito le fondamenta della regione, generando una catena di terremoti che ha lasciato un segno indelebile. Case e strutture sono state danneggiate e alcune addirittura rese inagibili.

Ma nonostante gli allarmi e i danni, l’attività estrattiva non si è fermata del tutto. Infatti, il giacimento contava ancora una riserva di ben 2.800 milioni di metri cubici di metano, mantenendo il titolo di maggiore riserva di gas d’Europa. Era solo una questione di tempo prima che la situazione raggiungesse un punto di non ritorno. E quel punto è stato segnato nel 2012, quando un terremoto di magnitudo 3,6 ha colpito il villaggio di Huizinge, scuotendo le coscienze delle autorità olandesi. Da quel momento, non c’è stato più modo di ignorare i pericoli associati all’estrazione di gas nella zona.

Così, nel 2018, il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha annunciato con forza la decisione di porre fine alle operazioni a Groninga. Ma non temete, l’interruzione effettiva delle estrazioni è programmata per il 1° ottobre 2023. Una scelta ponderata, poiché una chiusura improvvisa avrebbe potuto aumentare il rischio sismico. Tuttavia, non è esclusa una riapertura temporanea e limitata in caso di emergenza o necessità, come un’ondata di freddo estremo o un guasto nelle strutture di stoccaggio.

Ma cosa succederà in futuro? Dal 1° ottobre 2024, inizierà il processo di smantellamento di tutte le strutture associate al giacimento. Ed è così che si conclude un’era per l’industria del gas nei Paesi Bassi e per l’Europa occidentale. Le sfide poste dal rischio sismico hanno spinto le autorità a prendere decisioni drastiche per garantire la sicurezza della popolazione.

Ma attenzione, perché l’impatto di questa chiusura non si limiterà solo ai Paesi Bassi. Le ripercussioni si faranno sentire sull’intera rete energetica europea! L’Europa dovrà ora cercare alternative più sostenibili e sicure per soddisfare la crescente domanda di energia. È l’occasione perfetta per accelerare la transizione verso fonti energetiche rinnovabili e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Paesi come la Germania e la Francia, già leader nella produzione di energia verde, potrebbero giocare un ruolo di primo piano in questo nuovo scenario. La chiusura di Groninga potrebbe, quindi, diventare il catalizzatore di un futuro energetico più pulito e sostenibile in Europa.

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